Un colloquio amichevole (22.20.983)

Il tenente Anastasios sta camminando lentamente avanti e indietro, come a voler misurare con i suoi passi l'ampiezza dell'anticamera dell'area detenzione dell'Athena Nike. D'un tratto si ferma, fissando il maggiore Farinsky.
"Quindi ha deciso?" chiede improvvisamente lei, con una leggera nota spazientita nella voce.
"Maggiore, è una mia decisione. Non c'è neppure bisogno che resti qui. Può andare quando vuole."
"Curiosità, tenente."
"Curiosità....sa come si dice su Sirio? La curiosità uccise krec, così si dice."
Il maggiore si schiarisce la gola: "Veramente sono abbastanza sicura che il detto originale fosse..."
Anastasios agita una mano come a dire che non gli interessa: "Quale che fosse, su Sirio è così. Adoriamo i nostri krec." quindi si lascia andare ad un sospiro: "Va bene. Si può fare."
"Ne è sicuro?"
Anastasios fulmina il maggiore con uno sguardo, quindi preme un pulsante sul suo Connector e pochi secondi dopo fa:"Tenente Hackett, qui è il tenente Anastasios. Le andrebbe di raggiungermi in area detenzione?"

Da quando ha rimesso piede sulla Atena Nike dopo lo scontro di qualche ora prima, Sirius non ha chiuso occhio. Ogni volta che ci prova immagini confuse di esplosioni e di grida gli tornano nella mente e lo tengono in uno stato catatonico, non così lucido da far sì che lui si possa definire sveglio, né così rilassante perché possa aver modo di riposarsi.

"Tenente Hackett, qui è il tenente Anastasios. Le andrebbe di raggiungermi in area detenzione?"

A sentire quelle parole, il braccio di Sirius scatta veloce verso il suo Connector che al momento si trova sul comodino. Il giovane è a letto, nudo sotto le coperte. A al suo fianco c'è Gloria, anche lei svestita, ma da qualche tempo nel mondo dei sogni, a differenza sua. Non svegliarla è al momento la sua massima priorità, così risponde con una voce bassa e impastata alla chiamata:

"Qui Hackett, è urgente?"

Dall'altro lato della chiamata, Anastasios inarca un sopracciglio udendo la voce bassissima di Hackett: "Beh, tenente, non l'avrei certo disturbata se non si trattasse di una questione di una certa rilevanza....Vede, sembra che uno dei prigionieri voglia parlare con lei."

Sirius si mette seduto al bordo del letto. Strizza gli occhi più volte, sospira forte e si da il tempo di pensare prima di rispondere:

"Sono là in qualche minuto"

Senza sapere il perché, il suo cuore ha preso a battere con una certa intensità. Sirius riappoggia il Connector sul comodino. Mentre si veste lentamente, come se non avesse affatto voglia di parlare con qualcuno, men che meno con un prigioniero di guerra, lancia uno sguardo a Gloria, che al momento gli da le spalle, per assicurarsi che non si svegli nel processo.

Gloria resta immobile, e silenziosa, nel letto. Sirius non può dire se sia sveglia o meno: se lo è, non lo dà certo a vedere.

Nell'area di detenzione, Anastios ha chiuso la comunicazione: "Sta venendo." dice, laconicamente.
Farinsky lancia uno sguardo in direzione delle celle: "Chissà perchè ha chiesto proprio di Hackett...." quindi si volta e, salutando con uno sprezzante, ma amichevole, gesto della mano, il tenente, si allontana.

Finito di vestirsi e lanciato un ultimo sguardo a Gloria, Sirius esce dalla sua stanza e si dirige verso l'area di detenzione, accompagnato da un senso di inquietudine crescente. Suda freddo, le sue mani tremano, i corridoi dell'Atena Nike sembrano restringersi sempre di più mentre si avvicina alla sua destinazione, come fossero le pareti di un labirinto e lui un topo da laboratorio.
Prima di entrare nell'area di detenzione, Sirius cerca di darsi un contegno, quindi apre la porta:

"Ditemi tutto, qual è il problema?"

Il Capitano, l'unico ed imitibabile, sta camminando tranquillamente per i corridoi. Non è molto deciso su quale sia la sua direzione esatta. Ha in mano un PADD, pieno di fantastiche domande che gli piacerebbe porre ad un paio di ufficiali di sua conoscenza. D'altro canto, un leggero gorgogliare nello stomaco sembra suggerire l'idea che forse la mensa non sarebbe un pessimo luogo dove rintanarsi giusto per mettere su un boccone. Nell'indecisione, quasi autonomamente, sta muovendosi verso le aree di detenzione della sua nave.

Anastasios alza gli occhi dal suo Connector, sul quale stava evidentemente leggendo qualcosa, quando sente Hackett entrare: "Ah, tenente. E' stato velocissimo." dice, chiaramente stupito: "Come le ho detto, uno dei piloti che abbiamo catturato durante l'ultima missione ha espresso il desiderio di parlare con lei."
Si ferma, guardandolo un attimo: "E' tutto apposto, tenente?"

"Sì, tutto bene, stavo solo dormendo e forse ho un'influenza" risponde sommariamente Sirius, prima di tornare all'argomento principale:

"Perché proprio con me? Mi conosce per caso?"

"In tal caso, dovrebbe passare in infermeria, tenente." osserva, quasi distrattamente, Anastasios, prima di rispondere alla domanda scrollando le spalle: "Nessuna idea. Ha semplicemente insistito per voler parlare con il pilota del...ah, come ha detto...ah, si del "cecchino". Così ha detto. Ovviamente abbiamo cercato di capire un po' il perché ma...niente."
Osserva attentamente Sirius, e riprende a parlare, la voce un po' più bassa: "Inutile a dirsi, non è che sia in vena di far favori ai prigionieri, ovviamente. Ma finché non consegniamo i prigionieri a qualcuno, abbiamo la possibilità di cavarne fuori qualcosa. Il loro computer centrale è ancora in fase di analisi, e ci vorrà un bel po' per carpirne qualcosa, probabilmente dovrà occuparsene qualcuno con più risorse di noi. Ma, se riuscissimo a scoprire qualcosa alla vecchia maniera, non sarebbe male."

Nel frattempo, nel corridoio, il capitano incrocia il maggiore Farinsky. La donna si mette subito sull'attenti: "Signore...non sapevo che stesse andando anche lei dal prigioniero."

Nella voce di Hackett si può intendere palesemente l'assenza di voglia di parlare.

"No, no, sto bene. Comunque ho capito. Allora grazie, Anastasios. Mi ci accompagneresti per cortesia?",

Il sopravvissuto l'aveva chiamato "il cecchino"; sarebbe stato più corretto dire "l'assassino". Sirius si trova come all'inizio di quello che gli pare sempre più un miglio verde, mentre si asciuga il sudore dalla fronte con il bordo della manica dell'uniforme.

Il tenente Anastasios sospira, mentre si mette davanti ad Hackett, mostrandogli la via verso la cella di detenzione dove sono tenuti i piloti nemici.
"Purtroppo non siamo certo equipaggiati per tenere un intero equipaggio. Abbiamo dovuto...economizzare sulle celle. Fortunatamente la situazione cambierà appena torneremo a Gedr." commenta il capo della sicurezza, prima di fermarsi davanti ad una porta: "Ho fatto spostare il pilota qui, in una delle camere di interrogatorio. Può entrare quando vuole. Se ha bisogno di qualcosa, avrà un interruttore accanto a sè: premendolo, arriverò immediatamente." dopodichè scruta Hackett per un momento: "Mi raccomando, sia prudente. Ma se può darci qualche informazioni in più, gliene saremo grati."

Eccolo giunto davanti alla sala dell'esecuzione. Sirius, senza dire niente, fa un lieve cenno con la testa, prima di aprire la porta con un volto scuro.

Non appena Sirius entra, la porta si chiude alla sue spalle. Il giovane daciano si ritrova così nella sala interrogatori, una stanza dall'aspetto decisamente asettico e, soprattutto, vuota di qualsiasi forma di arredamento, eccetto per un lungo tavolo di metallo posto al centro, con due sedie contrapposte. Su di una di esse, dirimpetto alla porta da cui è entrato, sta seduto un uomo, circa sulla trentina, con indosso l'uniforme color rosso scuro che lo identifica chiaramente come un soldato del Commonwealth.
Ai polsi ha dei costrittori magnetici, ma per il resto sembra relativamente (e stranamente) a suo agio. Non appena Hackett varca la soglia lo osserva attentamente.

Ed ecco lì il suo boia, che già lo fissa come se potesse vedere tutto quello che Sirius ha fatto in un tempo lontano, a molti parsec da dove si trovano ora; o quantomeno, ed il neo tenente Hackett ne è certo, sa cosa egli ha fatto ai suoi compagni là fuori. Un assassino, niente più.

Sirius è evidentemente a disagio. Non si siede, incrocia le braccia davanti a sé e si appoggia con le spalle al muro subito a fianco alla porta, sentendo la fastidiosa sensazione della canottiera impregnata di sudore freddo appicicarglisi alla pelle.

"Mi è stato detto che hai chiesto di me. Ti ascolto" gli dice col tono di una persona che ha qualcos'altro da fare e che deve allontanarsi al più presto.

Il prigioniero fa un cenno della testa, a mo' di saluto: "Il mio nome è Geissler, Amyntas Geissler. Grado: tenente. Forze spaziali del Commonwealth dei Sistemi Esterni." dice, con un tono di voce estremamente calmo, e per nulla canzonatorio: "Lei deve essere il comandante della squadriglia che ci ha sconfitti. Avevo chiesto espressamente di parlare con lui."
Fa una breve pausa, prime di riprendere: "Non si siede?" chiede, in maniera estremamente cordiale.
Se Hackett si immaginava un prigioniero aggressivo, sicuramente resta molto, molto deluso.
"Ammetto che la mia richiesta potrà essere sembrata.....insolita. Ma non è mia intenzione creare grane, se è questo che la preoccupa."

Il nome del tenente del Commonwealth gli scivola addosso.

"No grazie. Sono stato seduto tutto il giorno, adesso voglio stare in piedi", gli risponde Sirius, che resta con le braccia incrociate, sempre poggiato al muro, tenendo le difese ancora alte.

"Comunque sì, sono io il capo squadriglia. E sei forse tu il comandante della squadriglia contro cui abbiamo combattuto?"

Geissler annuisce lentamente: "Si, sono io. Le porgo le mie congratulazioni per averci battuto. Ammetto che i vostri mezzi erano decisamente superiori, ma questo non sminuisce i vostri meriti: una macchina resta solo una macchina; è l'uomo dentro che fa la differenza." accenna un sorriso: "Immagino che non sia una frase che uno dell'Unione si attenda di udire da un soldato del Commonwealth."

Sirius risponde freddamente:

"Ma un uomo con un sasso, per quanto possa essere il miglior lanciatore di tutti i tempi, non può niente contro un bambino in un corazzato. Ed infatti è quello che è successo: non avreste vinto contro di noi neanche se foste stati tre volte superiori di numero. Allora perché avete deciso di venire a buttare comunque le vostre vite?"

Geissler accenna nuovamente un sorriso. Di nuovo, non si tratta di un sorriso sfrontato, o arrogante. Al contrario, sembrerebbe quasi....malinconico: "Se avessimo saputo che al posto di una nave trasporto c'erano tre navi da guerra dell'Unione, equipaggiate peraltro con nuovi modelli di MTU, di certo non vi avremmo attaccati, tenente. Il vostro è stato un trucco ingegnoso, anche se ammetto che avremmo dovuto prevederlo." sospira: "Anche la decisione del capitano di questa nave di non attaccarci mai è stata saggia: fino all'ultimo abbiamo creduto che si trattasse davvero di un mercantile, e finché la preda era ancora a portata, valeva la pena tentare."

Il capitano si limita a sollevare le spalle "Sono un po' curioso di incontrare i soggetti che abbiamo preso in custodia, e far due chiacchiere con il loro capitano. Fino alla base è un po' di tempo e non è che ci sia molto da fare". Sorride appena, un sorriso un po' stanco ma tutto sommato soddisfatto.

Nei corridoi.

Farinsky annuisce: "Comprendo. Quindi non si sta unendo al tenente Hackett. Beh, in ogni caso troverà Anastasios. E' lì da un pezzo."

"Hackett con chi sta parlando invece?" chiede con calma, ponendo le mani in tasca e muovendosi, allo stesso tempo, verso la zona dedicata alla prigionia degli ospiti tanto desiderati.

Farinsky non segue il capitano. Si limita a guardarlo, voltando la testa: "Uno dei piloti nemici ha chiesto di lui."

Sirius scuote leggermente la testa, lo sguardo corrucciato mentre cambia discorso:

"Comunque, cosa volevi da me?"