Un colloquio amichevole (22.20.983)

"Puoi essere più specifico? Ricordi come sono morte quelle persone una a una?" e Sirius continua a fissare il vuoto

Geissler si fa pensieroso, distoglie lo sguardo un attimo, poi torna su Sirius: "Tu eri parte di quella cellula, vero?"

Silenzio. Sirius riprende a sudare freddo, mentre il frastuono che sente nella testa si fa sempre più assordante. Il mondo gli inizia leggermente a girare attorno. Annuisce leggermente.

"Ero il quarto pilota. Vorrei sapere come sono morti i miei compagni"

"Questo non lo sapevo...." dice Geissler, quasi sottovoce. Sembra riflettere un po', prima di riprendere: "Le MTU furono tutte abbattute sul posto, non ci fu verso di farli arrendere. Anche quello di Wolf fu abbattuto, anche se poi scoprimmo che lui non era morto...Una delle nostre MTU fu praticamente abbattuta dal vostro...granatiere? Il pilota si salvò a stento." sospira: "Catturammo una donna, mi pare si chiamasse Angela. Poche settimane dopo venne giustiziata, come responsabile del massacro della Pastorius. Il comandante dell'intelligence che ci affiancava non fu d'accordo, disse che era una stupidaggine, che si trattava di un'infermiera, una persona che non sapeva nulla di certe cose. Ma i Daciani la pensarono diversamente: avevano bisogno di una dimostrazione di forza."

Sirius non dice una parola. Inarca la schiena in avanti, gli avambracci poggiati sulle cosce e le mani tra di esse. Sul muro si sarebbe potuto aprire un buco data l'intensità con la quale lo stava fissando.

Geissler continua fissare Sirius: "Quindi non sapevi di Wolf..."

Sirius alza leggermente la testa, senza mai guardare l'interlocutore:

"Mi ero abituato all'idea che fossero tutti morti. Andava bene così, in fondo ce lo meritavamo. Capitolo chiuso. Ma ora mi dici che quello che più di tutti si meritava di morire è ancora vivo e scorrazza da qualche parte libero nella galassia...". Ancora silenzio e poi: "Avete tagliato via il corpo; ora la testa lo farà ricrescere da qualche altra parte".

Geissler fissa Sirius con uno sguardo molto più penetrante del consueto. E' come se, per un attimo, cercasse di andare davvero oltre la maschera di Sirius per capire chi davvero è: "Potresti avere più ragione di quanto tu non creda, Sirius." si guarda attorno, osservando una ad una le pareti della stanza prima di rifocalizzarsi sul suo interlocutore: "Immagino che a quest'ora i vostri tecnici avranno già recuperato il computer di bordo della Achernar. Dacci un'occhiata. Poco prima di incontrarvi, la nostra nave aveva intercettato delle comunicazioni, provenienti da un sistema all'interno di questo Settore. Non ne so molto, ma so che pensavamo si trattasse di qualche movimento di unità dell'Unione; poi il capitano Garrett lo ha fatto analizzare e...." fa una pausa: "Il segnale corrispondeva a quello che intercettammo su Dacia quando voi abbatteste la navetta del vice-ministro Siegel."

"Beh, ci siamo dovuti industriare, vista la particolarità della vostra situazione. Ammetto, una nave invisibile ... plaudo ai vostri ingegneri. Hanno cavato dal cilindro un trucco di magia veramente degno di nota. Lei è anche troppo gentile. Ho seguito una logica abbastanza semplice. Ci siamo agghindati per bene, eravamo suppongo troppo succulenti per essere lasciati lì, no?" sorride, ancora. Si appoggia con calma ad una sedia, allo schienale, senza sedersi, fissando diritto negli occhi il capitano sconfitto.

Garrett ricambia lo sguardo, ma non il sorriso: "Decisamente troppo succulenti. Avrei dovuto subodorare la trappola. Quanto ai nostri ingegneri...le loro capacità sono riconosciute universalmente, direi. Ora, capitano Stravinsky: immagino lei sia venuto qui per dirmi cosa ne farete di noi. Ma anticiperò una domanda per lei: cosa ne farete della nave?"

"La nave avrà un suo destino. Studio, suppongo, soprattutto. Sarebbe da idioti lasciarsi sfuggire un'occasione simile. Resta una decisione non mia. Ho i miei ordini su cosa farne, in ogni caso" continua a sorridere, apparentemente serafico "Per quanto riguarda lei, come detto, il suo equipaggio sarà trattato con ogni riguardo in base alle leggi riconosciute per i prigionieri di guerra. Per lei e gli altri ufficiali superiori, invece, la storia è diversa. Non so se l'avvocatura vorrà accusarvi di pirateria o meno. Dopo quello che sta succedendo alle colonie esterne, non sarebbe strano per loro optare per un messaggio duro"

Garrett annuisce, impassibile: "Un'opzione possibile. Nonostante le notizie che circolano tra l'opinione pubblica del Commonwealth, sappiamo come sono andate le cose realmente. Non so chi abbia preso la decisione, al Comando, ma non dev'essere stato facile. E l'accusa di pirateria è eccellente per mandare uno di quei messaggi..."

"Si potrebbe dire che calza a pennello. Anche in questo caso, la decisione non è mia" si distrae un attimo, il tempo di leggere qualcosa al suo palmare, scrivere rapidamente, per poi tornare alla sua 'ospite' "Chiunque sia, non ha la mia simpatia, poco ma sicuro. La guerra è una cosa, lo sterminio indiscrimato una pratica barbara che lascio ad altre persone, non mi riguarda. Diciamo che però la politica è storia altrui, noi siamo militari dopotutto. Per saperne di più, da quanto tempo operate in questa zona? Da quando posso accusarvi di aver messo fuori uso le nostre linee?" sorride appena, pacato.

Garrett mantiene la sua consuete imperturbabilità: "Poche settimane, capitano. In caso contrario, ve ne sareste accorti prima." con un movimento della mano destra stira le spallette della sua uniforme rossa: "Ma risponda a questa domanda, capitano. Se avesse due scelte, a sua disposizione: la prima, di uccidere milioni di persone ma, in cambio, avere molte più possibilità di fermare, così facendo, una guerra che ne ucciderebbe miliardi; o, al contrario, scegliere di risparmiare quelle vite, protraendo quella stessa guerra. Ebbene, lei cosa farebbe?"

A sentire quelle parole, Sirius alza completamente la testa e riprende a battere le palpebre in maniera regolare. Dice: "Forse allora c'è ancora qualcosa che posso fare. Grazie Amyntas". Si gira verso di lui. Finalmente nota il suo sguardo e lo ricambia con pari intensità. Può leggere la domanda che avrebbe voluto fargli scritta sul volto del suo interlocutore: "chi sei tu realmente?"

Chi sono io realment?

Era venuto il momento per Sirius di affrontare di nuovo quella domanda, addossandosene tutte le conseguenze.

"C'è qualcosa che è giusto che tu sappia. Forse lo hai già intuito, ma voglio dartene la certezza. Per quanto allora fossi appena entrato nella ventina, io non ero un semplice portaordini di Gregor Kaminos, quello che voi chiamavate Wolf. Non mi occupavo dei feriti o di trafugare materiale medico come la povera Angela. Non ero una vedetta, non mi occupavo della pulizia dei locali. Io ero uno dei macellai"

Sirius pronuncia quelle, con un tono di voce glaciale per la sua neutralità. L'unica cosa che tradisce ciò che prova sono i suoi occhi rossi, incassati e gonfi per il poco sonno, e lucidi, che spiccano sul suo volto pallido e madido si sudore. Continua:

"Il 6 aprile 980 io ero a bordo di uno di quei mech alla Pastorius, la stessa macchina di morte che qualche ora fa ha ucciso due dei tuoi"

La crudele verità.

"Forse la prima, ma non mi aspetterei di essere capito, nè compatito, nè tantomeno non mi aspetterei una vendetta in grande stile" dice, il tono cordiale, il sorriso sempre sul viso, ma il resto del viso quasi congelato, come in un ghigno "La storia del sacrificarne cento per salvarne mille funziona raramente, perchè l'Odio, quello vero, quello che cresce come un buco nero, che lentamente inghiotte tutto ciò che lo circonda, porterà mille volte mille vittime nuove. Se lei vuole dirmi che pensate che, uccidendo milioni ora, la guerra terminerà prima, mi sa che avete fatto male i calcoli. Cose simili diventano solo più cruente, mai più pacifiche"

Geissler annuisce, molto lentamente: "Lo so bene, Sirius. Lo so bene. Non sono un ingenuo. E' per questo che ho voluto incontrarti, vederti con i miei occhi, parlarti davvero. E il fatto che tu mi abbia risposto in questo modo, significa che, alla fin dei conti, non sono ancora diventato uno stupido naive. So cosa la guerra può fare alle persone, lo so fin troppo bene. Quindi, se almeno per qualcuno c'è una via verso la redenzione, perchè non dare una spintarella nella direzione giusta?" accenna un sorriso, decisamente triste: "Trova quello che devi trovare."

Garrett scuote il capo, con un vigore quasi inaspettato: "Io non penso nulla, capitano. Io so solo che le cose vanno in un determinato modo per un determinato motivo. Non so cosa avrei scelto io, al posto di chi ha preso quella decisione. E' da tempo che me lo chiedo, ma senza aver trovato una risposta. Lei pensa di aver trovato la sua? Bene. Ma mi auguro sinceramente che non debba mai mettere alla prova questa sua convinzione, o potrebbe scoprire un lato di sé molto diverso."

"Ci sono diversi lati di me che non rivoglio vedere in azione, non si preoccupi" sorride appena, discreto, ma gelido più che in apparenza "Chi è implicato nella sua operazione qui? Quale reparto, quale ammiraglio?"

Garrett abbozza un sorriso: "Capitano Stravinsky, non crederà davvero che io possa rivelarle informazioni sensibili, vero? Oltretutto, informazioni che sarebbe il caso lei ricevesse più dalla sua intelligence, che da un prigioniero..."

Risponde al sorriso con un altro sorriso e un gesto, come a scacciare una fastidiosa mosca "Beh, capitano, sarebbe sciocco da parte mia non chiedere, non pensa? Da parte mia, è solo interessante sapere chi è l'ammiraglio da non incrociare in battaglia"

"Non mi limiterò a trovarlo"

Sirius si alza dalla sedia e inizia a dirigersi verso la porta.Tutto quello che doveva essere detto era stato detto.

"Grazie di nuovo, Amyntas"

"Me lo auguro, Sirius. Me lo auguro davvero." Geissler risponde, quasi a bassa voce.

Il capitano Garrett sembra non smuoversi minimamente, e mantiene intatta la sua espressione: "Non posso dirle il nome del mio diretto superiore, capitano. E sicuramente non posso dirle se avrà o meno opportunità di incrociarlo sul campo."

La porta si apre e Sirius esce dalla stanza.

"Con tutta la fortuna che ho, probabilmente sarà lui stesso a venire da me, in qualche modo. Finsice sempre così per me" sorride appena "Ma non è detto che riuscirà a vedermi. La sua è l'unica nave di questo livello?" chiede ancora, imperturbabile.

Garrett scuote impercettibilmente il capo: "Mi dispiace, capitano. Ma non avrà informazioni di questo tipo da me."